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Patologie dell’orecchio

Acufeni

 

Se l’orecchio percepisce rumori (fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni, ecc ) che possono arrivare ad  influire sulla qualità della vita del paziente, ma che non provengono dall’ambiente esterno, si parla di “ACUFENI”.

Si tratta di un problema che, quando insorge può essere sottovalutato: all’inizio spesso concede ampie remissioni spontanee, il paziente è portato a credere che “passi da solo”.

Purtroppo , una brutta volta, non passa più, e diventa un problema serio.

Probabilmente  quello che dicono i Colleghi Otorinolaringoiatri, cioé che “gli acufeni sono la loro tomba”, rappresenta in qualche modo la realtà, nel senso che si tratta di una patologia molto ostica al trattamento.

Vale forse la pena di prendere in considerazione anche una possibilità spesso trascurata.

L’acufene può essere un sintomo di una disfunzione dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) : se si infilano i  mignoli nei Condotti Uditivi Esterni (CUE) con i polpastrelli rivolti verso l’avanti, e si muove la mandibola in apertura/chiusura, si percepisce il rapporto fra Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) e orecchio, e come tale rapporto possa essere potenzialmente traumatico, a seconda che lo stop determinato dall’intercuspidazione dentaria fermi la rotazione all’indietro che il condilo compie quando si chiude la bocca. Questo infatti può avvenire correttamente  se il morso è normale, o troppo tardi se il morso è profondo o la mandibola è all’indietro (retrusa). Quando la mandibola è biretrusa il problema tende ad essere bilaterale, quando é (o è anche) laterodeviata, il problema è monolaterale o prevalente da un lato.

Il conflitto con il condilo mandibolare può riguardare anche la Tromba di Eustachio, e partecipare a sostenere il problema anche per questa via.

 

 

 

 

A volte l’acufene si associa alla presenza di un tappo di cerume. Non sempre però alla sua rimozione si assiste alla sparizione dell’acufene. In ogni caso è necessario chiedersi il perchè di questa associazione, perché anche nei casi di successo la recidiva è facilitata dalla presenza di una predisposizione strutturale, che può aver facilitato entrambi i problemi e ne favorirà tendenzialmente la recidiva. (vedi “cerume in eccesso-tappo di cerume”).

Se l’acufene è insorto a seguito di un trauma acustico, il discorso si complica, e purtroppo in peggio per quanto riguarda la prognosi: il danno che il trauma ha prodotto, la sua materiale consistenza e sopratutto la reversibilità del fenomeno non possono essere diagnosticate e pronosticate con chiarezza.

Tuttavia il trauma acustico può aver agito su una predisposizione del tipo sopra descritto, e quindi può trovare una soluzione, anche solo parziale, con il trattamento della disfunzione ATM. In alcuni casi, cioè, la disfunzione ATM può aver reso l’orecchio più suscettibile al trauma, ma può anche costituire un elemento che impedisce la remissione che, in sua assenza, forse potrebbe avvenire.

 

Purtroppo l’acufene, se non la tomba, è di certo la bestia nera non solo degli Otorinolaringoiatri, ma anche dei dentisti che si occupano di ATM, perché individua un punto di probabile non ritorno di questo aspetto della disfunzione ATM. Anche se l’acufene è monosintomatico , di solito il discorso non vale: è difficile che la disfunzione ATM provochi SOLO un acufene e non altri sintomi.

E’ quindi necessario considerare se compaiono anche altri sintomi di disfunzione ATM (cefalea, cervicalgia, dolore auricolare e all’ATM, rumori articolari con i movimenti della mandibola, vertigini, russare notturno con apnee, ostruzione nasale ecc.), e valutare la qualità dell’acufene: costante o con momenti di silenzio, intensità sempre uguale o variabile, tempo di insorgenza .

Il trattamento prevede l’applicazione di un dispositivo intraorale di riposizionamento mandibolare, opportunamente conformata ad hoc, simile ad un bite, da portarsi 24 ore al giorno (pasti esclusi) per un tempo congruo a poter trarre qualche conclusione sull’efficacia di questo trattamento (almeno 6 mesi, ma per l’acufene può essere necessario più tempo). In questi casi è importante valutare il risultato della terapia anche sugli altri sintomi disfunzionali (vedi sopra) eventualmente  riferiti.

 

Vai a Casi significativi: https://www.studiober.com/category/acufeni/

 

Bibliografia:

Bernkopf E. De Vincentiis G.C. Bernkopf G. :  Rapporti fra Acufeni e disfunzioni dell’Articolazione Temporo Mandibolare . Il Dentista Moderno , novembre 2016, 82-6

Wright EF, Syms CA 3rd, Bifano SL. Tinnitus, dizziness, and nonotologic otalgia improvement through temporomandibular disorder therapy. Mil Med 2000 Oct;165(10):733-6

Tuz HH, Onder EM, Kisnisci RS.Prevalence of otologic complaints in patients with temporomandibular disorder. Am J Orthod Dentofacial Orthop. 2003 Jun;123(6):620-3.

Williamson EH. Interrelationship of internal derangements of the temporomandibular joint, headache, vertigo, and tinnitus: a survey of 25 patients. Cranio. 1990 Oct;8(4):301-6.

Björne A: Assessment of temporomandibular and cervical spine disorders in tinnitus patients Prog Brain Res. 2007;166:215-9

Bjorne A, Agerberg G.  Reduction in sick leave and costs to society of patients with Meniere’s disease after treatment of temporomandibular and cervical spine disorders: a controlled six-year cost-benefit study. Cranio. 2003 Apr;21(2):136-43

Bjorne A, Agerberg G. : Craniomandibular disorders in patients with Menière’s disease: a controlled studyJ Orofac Pain. 1996 Winter;10(1):28-37.

L’ Otite è  un infiammazione dell’Orecchio, e può essere acuta o cronica. A seconda del distretti interessato, si qualifica come:

Otite interna, che interessa  il Labirinto, cioé la parte più interna dell’Orecchio (Apparato Vestibolare e Chiocciola)

Otite media, che è tipica dell’età pediatrica, interessa la Cassa Timpanica, cioè quella cavità che sta dietro il timpano, e che contiene la catena degli ossicini , Martello , Incudine e Staffa

Otite esterna, che interessa il Canale Uditivo Esterno, cioè quel cotto che unisce il Padiglione al timpano. Se anche quest’ultimo viene coinvolto, si parla di Miringite

L’otite è generalmente dovuta all’impianto di batteri  virtus o funghi, ed è di abituale competenza degli specialisti Otorinolaringoiatri.

Spesso però le patologie dell’Orecchio mostrano una tendenza alla ricorrenza, cioè a riproporsi nonostante specifiche cure (vedasi in particolare l’Otite Media Acuta Ricorrente dei bambini OMAR) , e a cronicizzare. Anche gli approcci terapeutici si dimostrano spesso inefficaci.

La spiegazione può spesso risiedere nel conflitto che può instaurarsi fra l’articolazione Temporo Mandibolare (ATM) e l’Orecchio, non come Causa della Patologia : è evidente che perché si sviluppi un’Otite è necessario l’impianto di un batterio, o di un virus o di un fungo. Una disfunzione dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) può però costituire una forte predisposizione a che questo accada.

Otite Fig 1 anatomia

Fig.1: si noti la contiguità anatomica fra il condilo mandibolare e le varie strutture dell’Orecchio (Esterno, Medio e Interno) e fra condilo e  Tuba di Eustachio.

La rimozione del conflitto fra ATM e Orecchio non cura l’Otite e le altre patologie dell’Orecchio, ma costituisce una prevenzione che limita fortemente la possibilità che insorgano , si ripropongano e cronicizzino.

Parole chiave: Otite Interna , Otite Media, Otitre Esterna; Martello,  Incudine, Staffa, Otite Media Acuta Ricorrente OMAR

 

L’otite esterna è l’infiammazione del Condotto Uditivo Esterno (CUE), cioè di quel condotto che convoglia il suono dal Padiglione al Timpano.

Otite Esterna Fig.1 anatomia

Fig. 1: anatomia dell’Orecchio

I sintomi più comuni dell’otite esterna sono fastidio, prurito o dolore all’orecchio : in alcuni casi il dolore auricolare (il termine esatto è Otalgia) è molto intenso e può aumentare durante la masticazione (il condotto uditivo esterno è molto vicino all’articolazione della mandibola) o quando si preme con le dita o si esercita una sollecitazione sul padiglione auricolare o all’internbo del Condotto Uditivo Esterno (CUE).

E’ la tipica  “otite del nuotatore”, una forma comune che colpisce alcuni pazienti quando vanno al mare o in piscina.

Pur necessitando di agenti esterni per verificarsi,  se l’Otite Esterna tende a riproporsi periodicamente, spesso su un solo orecchio, è il conflitto fra il Condotto Uditivo Esterno (CUE e il condilo mandibolare a costituirne la predisposizione. Si tratta in pratica dell’aggravamento , dovuto all’impianto di batteri, virus o funghi, dello stesso fenomeno che sostiene l’ ipersecrezione di cerume (vedi) e la formazione di tappi  (vedi).

L’entità e l’importanza di questo conflitto può essere percepita infilando nel Condotto Uditivo Esterno il proprio dito mignolo con il polpastrello rivolto in avanti, e aprendo/chiudendo la bocca.

La stessa manovra viene effettuata durante la visita gnatologica ad opera del dentista (Fig.2).

Otite Esterna Fig.2 palpazione

 Fig.2 : Palpazione endoauricolare effettuata dal dentista-gnatologo

Molto spesso il sollievo dal dolore, dal prurito e dalla eccessiva formazione di cerume si ottiene risolvendo il conflitto Condilo-Orecchio con adeguati dispositivi intraorali.

Per contro  scorrette manovre di pulizia dell’orecchio o lo sfregamento attuato nel tentativo di alleviare il prurito, tendenzialmente aggravano il problema, e a loro volta, creando un circolo vizioso, sono causa di reiterate Otiti Esterne

 

Vai al caso significativo: Otite e Parotite Ricorrente, Cefalea: Marzulli Alice

http://www.studiober.com/marzulli-alice-otite-e-parotite-ricorrente-cefalea/

 

Parole chiave: Condotto Uditivo Esterno (CUE) , prurito ,  Otalgia, Cerume

Otite Media Acuta Ricorrente (OMAR), Otalgia, mal d’orecchie.

Nel considerare il problema di alcune patologie recidivanti e croniche dell’orecchio, sfugge spesso un elemento strutturale che riveste notevole importanza: il rapporto che intercorre tra  L’Articolazione Temporo Mandibolare  (ATM) e in particolare il condilo mandibolare e la parete posteriore della Cavità Glenoide, cioè della cavità articolare dell’osso temporale che accoglie il condilo stesso. Questa cavità è infatti in intima vicinanza anatomica con l’orecchio. (Fig.1)

Fig.1: Articolazione Temporo Mandibolare

 

Nel normale, i condili di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero superiore della cavità glenoide e con il tubercolo articolare anteriore; fra le superfici articolari è interposto un menisco  (o disco)  con due cavità sinoviali, superiore e inferiore.

Il condilo mandibolare si muove in avanti e in basso nell’apertura della bocca (fig.2), ruota all’indietro in chiusura (fig.3)

Fig.2 aprendo la bocca il condilo ruota e si sposta in avanti

2 otiti bocca aperta (2)

Fig.3: chiudendo la bocca il condilo ruota e si sposta all’indietro

3 otiti bocca chiusa

Per un disarmonico sviluppo scheletrico, o per una irregolare eruzione degli elementi dentari decidui e permanenti, o per i traumi che il soggetto può subire, o infine per la mano non sempre riguardosa del dentista, può accadere che i condili si dislochino in una zona più arretrata, entrando in rapporto con le superfici più distali delle cavità glenoidi: tali superfici sono in intimo rapporto con l’orecchio, giacché solo un sottile diaframma osseo le separa dalla parete anteriore dell’orecchio medio (vedi fig. 1).

In questo caso, assai comune, ogni qualvolta l’individuo deglutisce (e ciò avviene circa duemila volte al giorno a prescindere dalla volontà e dallo stato di sonno o veglia) i condili percuotono l’orecchio con più o meno violenza, come può essere facilmente riscontrato infilando i propri stessi mignoli nei meati acustici, aprendo e chiudendo la bocca. Particolare importanza riveste anche il rapporto che intercorre fra i movimenti dei condili e le Tube (o Trombe) di Eustachio: appare evidente come, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, all’interno della cassa timpanica, dell’equilibrio pressorio alterato, ad esempio, da sbalzi di quota, per contro lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione possono dar luogo ad una Disfunzione Tubarica, e al limite, ad una stenosi (chiusura), sostenendo così molte malattie dell’orecchio che appunto alle disfunzioni tubariche sono legate.

La posizione abituale dei condili e il tono dei muscoli masticatori sono strettamente correlati con l’ingranamento che i denti decidui o permanenti, possono per vari motivi presentare. In particolare , se il paziente presenta una malocclusione a livello dentario e uno slittamento della mandibola in una posizione scorretta (fig.4), il condilo può interferire con il buon funzionamento della Tuba di Eustachio e, di conseguenza, con la salute dell’orecchio. Se così accade, le infezioni risultano facilitate , e si spiega anche la loro frequente ricaduta nonostante cure antibiotiche adeguatamente prescritte, che risolvono l’episodio ma non rimuovono la causa che lo predispone e che facilita la recidiva.

Fig. 4 Malocclusione di II classe con retrusione mandibolare

4 otiti malocclusione

 

 

L’intercettazione della malocclusione dentaria e della malposizione mandibolare da parte del Dentista, con adeguati apparecchi intraorali  (Fig. 5) anche in giovanissima età, é molto utile ad affrontare e spesso a risolvere il problema.

Fig. 5   applicazione di dispositivo di riposizionamento mandibolare

 

Vai al caso significativo: Alice Marzulli

Vai al caso significativo: Giulia Tamburini

Otiti, malattie respiratorie – Moro Fabio

Otiti ricorrenti – Alice Vanni

Asma, Otiti ricorrenti, Apnea nel sonno: Lappon Irene

 

Parole chiave: Articolazione Temporo Mandibolare  (ATM) , cavità glenoide , menisco  (o disco)   ; Tuba (o tromba) di Eustachio ,  disfunzione tubarica ,  stenosi tubarica , malocclusione dentaria ,

Per saperne di più: – Bernkopf E. ” Malocclusione” nelle otiti recidivanti e croniche. Medico e Bambino Luglio 1987, 51-4 – Bernkopf E. Anselmi F. Maraggia A. Patologia dell’orecchio da disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare. Odontostomatologia e Implantoprotesi N. 7 Luglio 1989, 90-3. – –

Bernkopf E. : Cefalea, otalgia e dolore vertebrale da malposizione cranio-mandibolare. Rivista Italiana di Stomatologia N. 10 Anno LIX – Ottobre 1990, 61-4

In lavorazione

Colesteatoma

Si tratta di una patologia grave, quasi sempre destinata ad una soluzione chirurgica demolitiva. Va sottolineato che, pur essendo caratterizzata da una serie di fattori patogenetici, l’ostruzione tubarica costituisce elemento necessario, anche se non sufficiente, all’instaurarsi del quadro clinico. L’approccio odontoiatrico può dunque risultare un’efficace prevenzione e un’importante fase terapeutica nei casi incipienti.

DISFUNZIONE TUBARICA, TUBA BEANTE

La Tuba (o Tromba) di Eustachio  è quel tubicino che mette in comunicazione il retrobocca con l’orecchio medio (cassa timpanica), e serve ad aerarla e a mantenere l’equilibrio pressorio fra le due superfici del timpano. Quando per vari motivi (ad esempio sbalzi di quota) l’equilibrio si altera, si ha una sensazione di “tappamento”, o di “senso di pienezza” ( “fullness”) disfunzione tubarica 1

 

Il funzionamento della tuba è influenzato anche dal catarro che vi transita: una delle funzioni della tuba è proprio quello di trasportarlo nel retrobocca, in modo da poterlo eliminare con la deglutizione. In presenza di muco , deglutendo o  muovendo la mandibola, si percepiscono a volte dei rumorini dovuti alla mobilizzazione del muco stesso. Tutte le condizioni patologiche che aumentano la produzione di muco e catarro (rinosinusite, tonsillite, otite ecc.) rendono più difficile il compito della tuba: di qui le terapie solitamente proposte.

Un malfunzionamento della tuba, però, rende più difficile  (Disfunzione Tubarica) o addirittura impedisce (Stenosi Tubarica) il drenaggio e la rimozione del catarro, che tende così a ristagnare nell’orecchio e nella stessa tuba.  Questo ristagno viene in alcuni casi attribuito anche all’incapacità della tuba di “chiudersi” e impedire così il reflusso di catarro di provenienza dal naso e dalla gola: di qui il termine “Tuba Beante” , che definisce comunque un quadro caratterizzato dal ristagno di catarro all’interno dell’Orecchio Medio e nella tuba.

Il funzionamento della tuba è stimolato dai movimenti del condilo mandibolare e dai muscoli coinvolti nella deglutizione: infatti , quando sentiamo il tipico “tappamento” delle orecchie, solitamente cerchiamo di muovere la mandibola,  deglutire, o soffiare con il naso tappato, il che, in un orecchio normale, favorisce lo “stappamento” , che é in realtà un compenso delle diverse pressioni sulle due superfici del timpano.

Quando invece questo non accade, o accade con difficoltà, (rispettivamente  Stenosi o Disfunzione Tubarica) a volte siamo di fronte ad un conflitto che si instaura fra la tuba e il condilo della mandibola, dovuto a sua volta alla malocclusione dentaria con malplosizione mandibolare: in pratica, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, all’interno della cassa timpanica, dell’equilibrio pressorio alterato ad esempio per sbalzi di quota che, per la rapidità con la quale si sono instaurati, la tuba non ha potuto compensare, dall’altro un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono dar luogo ad una Disfunzione  o addirittura ad una Stenosi (chiusura) Tubarica e quindi alla spiacevole sensazione che ne deriva.

Va sottolineato che la disfunzione tubarica non  è soltanto un sintomo fastidioso, ma, specie se grave (stenosi),  è la principale causa della patologia dell’Orecchio Medio.

Si veda anche:

Otite Media Acuta Ricorrente  http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Acufeni http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Ipersecrezione di Cerume, Tappo di Cerume http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Parole chiave : Tuba (o Tromba) di Eustachio , Tuba Beante ,  Disfunzione  Tubarica ,  Stenosi Tubarica

Vertigine – Labirintite

La vertigine si verifica per alterazione delle fisiologiche risposte sensoriali, integrative e motorie atte a mantenere l’ individuo in un corretto orientamento spaziale. Viene spesso impropriamente usato come sinonimo il termine “Labirintite” in quanto l’infiammazione del Labirinto Posteriore che contiene l’Apparato Vestibolare genera vertigine. Vista (frecce verdi in Fig.1) , funzione vestibolare (frecce arancio) e propriocettività (freccia gialla, messaggi inviati da recettori corporei, provenienti in particolare dalla Colonna Vertebrale), oltreché in misura minore tatto e udito sono le modalità sensoriali alle quali viene affidata la lettura da parte del Sistema Nervoso Centrale (SNC) del proprio orientamento spaziale nel dinamico evolversi dei movimenti corporei. (Fig.1)

 

vertigine fig.1 OK

Fig. 1 messaggio coerente: tutti i recettori confermano che la testa è dritta

 

L’integrazione delle varie percezioni consente al sistema motorio di mettere in atto le compensazioni necessarie al mantenimento dell’equilibrio (vedi frecce rosse in Fig.1). Appare logico ipotizzare un ideale funzionamento degli organi recettivi dell’equilibrio in una postura corretta e ben bilanciata, priva di tensioni muscolari e scorretti rapporti osteo-articolari. In queste condizioni i recettori posturali possono inviare i loro messaggi al Sistema Nervoso Centrale (SNC)  in uno stato di normo-funzione e soprattutto di coerenza (Fig.1 e 2),  e il mantenimento dell’equilibrio comporta un grado di attività minimo del sistema neurosensoriale, oltrechè un minimo dispendio di energie nelle risposte delle strutture muscolari atte a mantenere l’equilibrio posturale.

vertigine fig.2 testa inclinata

Fig. 2 messaggio coerente: tutti i recettori confermano che la testa è inclinata

 

Le cose però si complicano alquanto se un recettore, anzichè non funzionare affatto, manda al S.N.C. delle informazioni falsate, che peraltro il S.N.C. non può che ritenere corrette (a meno di un drastico intervento di coscienza e volontà), e comportarsi pertanto in maniera apparentemente consequenziale, ma di fatto inadeguata alla realtà. Ad esempio in caso di sublussazione laterale dell’Atlante (Fig. 3) l’informazione che giunge al S.N.C. è di anomala postura della testa (è infatti con l’inclinazione del capo che l’Atlante si trova di solito in questa posizione), mentre i recettori vestibolari e oculari inviano segnali di posizione regolare. Se in questo conflitto l’informazione errata prevale, gli effettori muscolari provvederanno ad una non necessaria correzione della postura del cranio, che a sua volta causerà il disorientamento dei recettori vestibolari e oculari: di tutto ciò la vertigine non è che il semplice sintomo clinico.

Vertigine fig.3 vertigine

Fig. 3 messaggio incoerente:  i recettori cervicali non mandano lo stesso messaggio posturale rispetto a quelli oculari e vestibolari.

Inoltre anche i recettori vestibolari possono essere irritati da una patologia dell’ orecchio legata ad una malocclusione con  retrusione di un condilo mandibolare (Fig.5), il che può alterare la coerenza dei messaggi posturali inviati al Sistema Nervoso Centrale da parte dei due Apparati Vestibolari, più o meno associata a disfunzione o stenosi tubarica o a superinfezione batterica.

 Fig 4 e 5 insieme

 Fig. 4: occlusione normale.                                Fig. 5: mandibola laterodeviata

 Agli effetti di un inquadramento strutturale del problema delle vertigini, occorre inoltre sottolineare che se da un lato la sublussazione dell’Atlante può avvenire primariamente per traumi della colonna cervicale (ad es. colpo di frusta), essa può altresì rientrare in una compensazione da parte della colonna cervicale di una primaria malposizione mandibolare, dovuta per esempio ad un precontatto deflettente, che indica una laterodeviazione mandibolare . ( Fig. 6 , vedi anche “atteggiamenti scorretti della rachide, lombalgia,   mal di schiena”).

Vertigine fig.6 postura

 

Fig. 6 : il compenso posturale indotto da una malocclusione dentaria con laterodeviazione posturale, può interessare la colonna cervicale e le arterie vertebrali, da cui proviene l’irrorazione sanguigne all’Orecchio Interno

Infine , Arterie Vertebrali, da cui proviene il sangue che irrora l’Orecchio Interno, passano attraverso forami presenti nei processi laterali delle Vertebre Cervicali (Fig.7).

Vertigine fig.7 arterie vertebrali

Per questo,  il flusso di sangue può essere alterato da malposizioni delle vertebre stesse, sia di natura traumatica (es. colpo di fusta) che legati a scorretta postura, anche indotta dalla malocclusione dentaria

Casi significativi:

http://www.studiober.com/ptosi-palpebrale-cervicalgia-cefalea-acufeni-liberati-cinzia/

http://www.studiober.com/vertigine-labirintite-malattie-di-meniere-cabianca-violetta/

Vedi anche:

Malattia di Menière :   http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Disfunzione Tubarica  : http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Otite:  http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Cerume: http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Acufeni: http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

 

Parole chiave: Vertigine , Labirintite ,   Apparato Vestibolare ,  colpo di frusta, cervicalgia

Per saperne di più:

13- Bernkopf E. Maraggia A. Bosetti M. La vertigine di pertinenza odontoiatrica. Attualità Dentale N. 36 – Anno VI – Ottobre 1990 , 8-15

Vai all’elenco completo degli Articoli scientifici Pubblicati dal Dr. Bernkopf:

http://www.studiober.com/articoli-scientifici-pubblicati/

 

MALATTIA DI MENIERE

Vedi prima la pagina “Vertigini , Labirintite”

Quando le vertigini si associano ad altri tre sintomi, cioè acufeni (rumori auricolari) , cali improvvisi dell’udito e senso di ovattamento e di “pienezza” dell’orecchio, la diagnosi prende il nome di “Malattia di Meniere”, dal nome del medico che descrisse per primo questa malattia. Si gtratta di una malattia la cui patogenesi è ancora oscura.Tuttavia si sta facendo strada nella letteratura scientifica una corrente di pensiero che ipotizza un legame tra la Malattia di Menière e i disturbi dell’Articolazione Temporo- Mandibolare (ATM). Alcuni studi e rilievi clinici hanno documentato che numerosi pazienti presentano sintomi auricolari senza patologia dell’orecchio. Inoltre, l’incidenza dei sintomi della Malattia di Meniere risulta essere maggiore nei casi di disfunzione dell’ATM rispetto al resto della popolazione.Tali sintomi vengono spesso riferiti in miglioramento o in risoluzione dopo un trattamento odontoiatrico/occlusale mirato ad hoc, e in ricaduta alla sospensione del trattamento stesso.Per contro, in molti pazienti menierici sono presenti sintomi caratteristici della disfunzione dell’ATM, e un adeguato trattamento della disfunzione articolare è spesso in grado di risolverli o migliorarli.Nell’approccio odontoiatrico-occlusale la terapia è rivolta a ricercare, sulla base dei reperti anamnestici, clinici e radiografici, la postura corretta della mandibola.Viene dunque allestito un disposivo intra-orale in resina acrilica (può essere denominato bite, splint, Oral device ecc.) che, grazie alla conformazione decisa caso per caso dal dentista, obbliga il paziente ad atteggiare la propria mandibola nella posizione prescelta e considerata corretta, lasciandola libera di effettuare tutti i movimenti necessari ad una vita normale ma non quelli considerati patologici.Con questo approccio, in parte di conferma diagnostica, in parte già terapeutico, è quindi possibile testare l’effettiva incidenza della malocclusione dentaria e della disfunzione dell’ATM sulla sintomatologia menierica, e sulle vertigini in particolare, il tutto in maniera totalmente reversibile, priva di qualunque rischio biologico: in caso di insuccesso la rimozione del dispositivo ripristinerà esattamente la situazione di partenza.

Non sarà inutile sottolineare che in caso di persistenza dei disturbi nonostante le terapie mediche e comportamentali (dieta iposodica), le possibilità terapeutiche prevedono tecniche aggressive, demolitive  e irreversibili quali la gentamicina intratimpanica e la neurotomia del nervo vestibolare. Da notare che la Cochrane Lybrary, una delle più importanti istituzioni scientifiche internazionali, dopo una esaustiva disamina delle ricerca su questo tema, ha concluso che ci sono insufficienti evidenze scientifiche per affermare che la Betaistina (Vertiserc . Microser) abbia un qualche effetto nella Malattia di Menière.

Analoga ricerca sull’efficacia di tutte le altre terapie abitualmente impiegate ha avuto lo stesso esito, non riscontrando buone evidenze sul loro impiego.

Meniere Cochrane

 

Se la terapia occlusale nelle fase con bite ha successo, dopo un periodo congruo a confermare il risultato positivo (non va dimenticato che la Menière ha un andamento bizzarro, e può presentare periodi silenti),  il paziente potrà scegliere se avvalersi a vita del dispositivo intraorale , oppure se passare ad una seconda fase riabilitativa della propria bocca, attraverso un piano di trattamento individuale ortodontico, protesico o misto, a seconda delle condizioni della propria bocca.

Ovviamente il successo terapeutico dipende anche dal grado di gravità raggiunto dalla malattia, che ogni ritardo rischia di rendere irreversibile.

Vai alla pagina “Casi significativi”:

https://www.studiober.com/category/meniere/

Il caso più bello, ma molto lungo:

https://www.studiober.com/prof-antonello-ricci-malattia-di-meniere/    Diagnosi Menière Dott.D. Cuda (RE), Prof.E. Mira (PV) Prof.R. Filipo (Pol. Umberto 1° , Roma).

 

Vai alla video-intervista del Dr. Bernkopf sulla sua terapia occlusale nella Malattia di Menière

https://www.youtube.com/watch?v=q6787Bi8x0U

 

ACUFENI

Gli acufeni sono “sensazioni sonore percepite dall’individuo, non sostenute da sorgenti esterne, acustiche o elettriche, e causate da attività proprie dell’apparato acustico o dai meccanismi di elaborazione sensoriale”

Spesso si accompagnano a ipoacusie di vario genere più o meno gravi, ma possono presentarsi anche in soggetti con udito normale.

L’incidenza degli acufeni aumenta progressivamente con l’età: in quella pediatrica il loro riscontro sembra essere molto raro, ma nella nostra esperienza con bambini con problemi alle orecchie risultano spesso presenti, purché al bambino si ponga espressamente il quesito anamnestico e si presti attenzione e fede alla sua risposta.

Si distinguono acufeni oggettivi o estrinseci e acufeni soggettivi o intrinseci.

I primi possono essere percepiti dall’esaminatore e in genere si correlano ad una patologia:

  • vascolare, come ad esempio nelle fistole arterovenose.
  • muscolare, come nei cloni del tensore del timpano, del tensore e dell’elevatore del palato;
  • tubarica (ad esempio per disfunzione tubarica o tuba beante).
Otite Fig 1 anatomia

 

Fig. 1 : si noti la contiguità anatomica fra il condilo mandibolare e l’Orecchio

 

Gli acufeni oggettivi sono rari ed usualmente il trattamento è mirato a rimuovere la causa che li produce.

Gli acufeni soggettivi, invece, risultano esclusivamente percepiti dal paziente, e possono subentrare per alterazioni di una qualsiasi delle parti che compongono il sistema uditivo.

Nella letteratura scientifica numerosi sono i riscontri di un possibile ruolo patogenetico svolto da distretti extrauditivi, in particolare dalle regioni della testa, del collo e dell’Articolazione Temporo mandibolare (ATM): sono questi ultimi a interessare particolarmente il dentista-gnatologo, che si occupa appunto dei problemi dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). (Fig. 2)

Molti acufeni sono infatti inquadrabili nel conflitto tra condilo mandibolare e orecchio.

Infatti questo sintomo è spesso riferito, con andamento variabile per comparsa, intensità e frequenza, in molti casi di disfunzioni cranio-mandibolo-vertebrali con particolare coinvolgimento di una o entrambe le orecchie, e si risolve contestualmente alla risoluzione del problema occlusale di fondo. Anzi, nel complesso, nei disturbi dell’ATM e del sistema Cranio-Mandibolo-Vertebrale i sintomi otologici sono fra i più riportati. Anche questo suggerisce un ruolo causale dei Disturbi dell’ATM anche nell’insorgenza dell’acufene , e l’opportunità della ricerca di tali disturbi articolari nei pazienti che , spontaneamente, riferirebbero soltanto la presenza del sintomo otologico.

Il conflitto con il condilo mandibolare può riguardare anche la Tuba (o Tromba) di Eustachio, e partecipare a sostenere il problema anche per questa via (Vedi in fig. 1 la contiguità topografica fra Condilo e Tuba).

4 otiti malocclusione

Fig. 2 : si noti il potenziale effetto traumatico del condilo sull’Orecchio in caso di malocclusioni dentarie con retrusione mandibolare

 

Acufeni Fig3

Fig. 3 : effetto favorevole del riposizionamento mandibolare sul conflitto Condilo – Orecchio

 

Si è visto infatti che molto spesso i pazienti che si rivolgono al medico per disturbi all’ATM riferiscono, se correttamente interrogati in merito, anche acufeni, e quelli che lo fanno per acufeni riferiscono anche disturbi all’ATM: in pratica i due gruppi presentano sostanzialmente il medesimo quadro, salvo cercare rimedio per la componente che li preoccupa di più.

Le terapie proposte si avvalgono in particolare sull’applicazione di dispositivi intra-orali, e in particolare di dispositivi di riposizionamento mandibolare. (Fig.3

Questi dispositivi, applicati ad una delle arcate dentarie, modificano secondo le indicazioni del dentista i rapporti inter-occlusali , e quindi la postura mandibolare, con una prospettiva di stabilità a lungo termine, anche se artificialmente determinata.

Purtroppo quando il trauma è di vecchia data e l’acufene diventa costante, il recupero è assai problematico: anche per questo è necessario intervenire sugli aspetti occlusali alla prima comparsa del sintomo. Quasi sempre, invece, il paziente non si attiva tempestivamente, ma solo quando l’acufene interferisce pesantemente con la qualità della vita: spesso è troppo tardi.

Gli acufeni rimangono comunque  un problema di difficile soluzione: Gli specialisti sono soliti affermare che l’Acufene è la tomba dell’Otorinolaringoiatria. Purtroppo l’acufene, se non la tomba, è di certo la bestia nera anche dei dentisti che si occupano di ATM, perché individua un punto di probabile non ritorno di questo aspetto della disfunzione ATM.

E’ opportuno, pertanto,  individuare nella terapia dei disturbi dell’ATM oltre che la possibile soluzione di un problema all’Articolazione, anche un significato di carattere  preventivo sulla eventuale insorgenza della sintomatologia otologica più refrattaria al trattamento, quale è appunto l’acufene.

 

NB: L’acufene è un tipico sintomo della Malattia di Menière, quando si associa a cali dell’udito, crisi vertiginose, senso di “pienezza” (“fullness”) all’orecchio. Spesso questi 4 sintomi compaiono progressivamente nel tempo, fino a configurare il quadro completo della malattia

 

Vedi anche le paginine:

Vertigini , labirintiti http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Malattia di Menière http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Disfunzione Tubarica http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

 

Parole chiave: Acufeni ,  Distretti Extrauditivi  , Dispositivi di Riposizionamento Mandibolare , Malattia di Menière.

 

 

Cerume in eccesso,  Tappo di Cerume.

Il cerume è secreto dalle Ghiandole Ceruminose presenti nel nel Condotto Uditivo Esterno (CUE). La sua produzione svolge un compito di lubrificazione, ma ha anche un effetto  protettivo, avendo anche attività  antibatterica.

Una normale produzione di cerume, quindi, risulta benefica per la salute dell’Orecchio Esterno. Diventa invece un problema quando è eccessiva, a causa di vari stimoli sfavorevoli, come il ristagno di acqua, o francamente patologici, come le Otiti Esterne. Quando la produzione del cerume è in eccesso, può formarsi il cosiddetto tappo, che va ad ostruire parzialmente o del tutto il Condotto Uditivo Esterno  (CUE) , spesso anche per le manovre incongrue che il paziente mette in atto nel tentativo di rimuoverlo.

Otite Fig 1 anatomia

Fig.1: si noti la contiguità del condilo mandibolare con il Condotto Uditivo Esterno (CUE), che nella sua porzione più esterna è formato da tessuti molli

Cerume Fig.2 palpazione

Fig.2 Palpazione del Condotto Uditivo Esterno, che percepisce  il rapporto con il Condilo Mandibolare  durante i movimenti masticatori

La secrezione di cerume è fisiologicamente stimolata dal “massaggio” che, durante i movimenti masticatori, il condilo mandibolare opera sul condotto uditivo esterno (come anche sulle tube), e che  può apprezzare facilmente anche il paziente introducendo i propri mignoli nei Condotti Uditivi Esterni e muovendo la mandibola (Fig.2).

Va da sé che, se questo massaggio è eccessivo, anche la stimolazione può essere eccessiva, e causare così un eccesso di produzione , che può risultare imbarazzante: anche la formazione di tappi di cerume ne risulta facilitata.

A prescindere dalla tecnica per rimuoverli (gocce, lavaggi, ecc.), a meno di un’assoluta occasionalità, il vero problema è quello di capire perché il cerume si produce in eccesso e i tappi si formano reiteratamente.

Può trattarsi  di una prima avvisaglia, del tutto benigna, ma che può essere significativa, di retrusione condilare, frequentissima causa misconosciuta di patologia dell’Orecchio. Si suole spesso attribuire la cause dei tappi di cerume all’uso di cotton fiock e simili. Ciò può essere vero, ma in seconda battuta: si sente il bisogno di usarli (e l’industria segue volentieri questa tendenza) perché si trovano “sporche” le orecchie, e perché si cerca sollievo dal prurito: non trovando altra soluzione, il Paziente stesso finisce per aggravare il problema, come in tutte le lesioni da grattamento, non solo auricolare. E’ quindi opportuno tener conto degli episodi, e di unirli ad altri sintomi di cui si riscontrasse la presenza (soprattutto il prurito, ma anche cefalea, otalgia, tosse, naso chiuso).

Va indagato se  il Paziente va soggetto a malattie respiratorie ricorrenti o ad otiti ricorrenti, al fine di verificare se esista un legame con la presenza di una malocclusione dentaria  che sostenga una malposizione mandibolare, e di conseguenza un potenziale conflitto fra il condilo mandibolare, mono o bilateralmente, e il Meato Acustico Esterno.

L’intercettazione della malocclusione dentaria e della malposizione mandibolare da parte del Dentista, con adeguati apparecchi intraorali anche in giovanissima età (ortodonzia intercettiva), oltre a correggere la malocclusione dentaria, in sinergia con l’Otorinolaringoiatra e con il Medico-Pediatra,  potrebbe risultare molto utile ad affrontare e spesso a risolvere anche il problema della Ceruminosi e dei fastidiosi tappi di cerume.

Va sottolineato che l’irritazione del Condotto Uditivo Esterno (CUE) da parte del condilo mandibolare, oltre a favorire l’iperproduzione di cerume, può causare  anche una irritazione cronica che favorisce la periodica insorgenza di Otiti Esterne: può essere questa la spiegazione delle Otiti Esterne che periodicamente affliggono in particolare bambini , privati così del piacere di poter fare bagni in mare o in piscina.

Vedi anche Otiti media Acuta Ricorrente: http://www.studiober.com/patologie/patologia-dellorecchio/

Vedi i  casi significativi :

http://www.studiober.com/marzulli-alice-otite-e-parotite-ricorrente-cefalea/

 

Parole chiave: Cerume , Tappo di Cerume ,  Ghiandole Ceruminose , Condotto Uditivo Esterno , Otite Esterna