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Vendramin Ionne, Diagnosi di Menière Prof. Alessandro Martini, Uni. Padova

Vendramin Ionne, Diagnosi di Menière Prof. Alessandro Martini, Uni. Padova

Vendramin Ionne, Diagnosi di Menière Prof. Alessandro Martini, Uni. Padova

              

Conosco il Dott. Bernkopf dal due di aprile del 2019.

Nell’estate del 2008 ho avuto la prima crisi (orecchie ovattate, vomito e vertigini) seguita da altre; mi rivolsi ad un otorino, il Prof. Alessandro Martini , che  mi diagnosticò la sindrome di Meniere e mi prescrisse una cura: dieta  iposodica e diuretici:  per molti anni tutto andò bene.

Nel gennaio 2017 ho affrontato il secondo intervento di protesi alle ginocchia: con il primo nessun problema. Con il secondo, la notte precedente l’intervento, forse per la paura e la tensione, ho avuto una crisi, fortunatamente lieve, tale da non pregiudicare l’operazione.   

Nei mesi successivi la malattia si scatenò il tutto il suo furore: crisi violente ogni 10/15 giorni, senza nessun preavviso, giorno o notte, che duravano per 4/5 ore. Interpellai il Prof Martini , che mi prescrisse Vert (omissis) 16 mg tre volte al giorno per tre mesi.

Periodicamente andavo per i controlli, ma dopo una crisi molto forte e in prossimità di una giornata festiva non riuscii a comunicare con il mio medico e neppure i giorni successivi. Di mia iniziativa aumentai la dose delle pastiglie a 24 mg¸ ma inutilmente.

Lasciai quel medico e decisi di rivolgermi  alla Dott.sa Andretta, chiedendo la sua disponibilità in caso di bisogno. Tuttora effettuo controlli periodici presso il suo studio.

Una mattina (alle 8 e 45) stavo andando in città con la bicicletta.  come facevo sempre con mio marito. Improvvisamente, in discesa  su un cavalcavia, mi colse un attacco di vertigini. Non riuscii a controllare la bici e attraversai tutte e due le carreggiate. In quel momento non passavano auto, autobus, motorini :  per fortuna, perché alla fine della discesa c’è una scuola, e a quell’ora la strada è particolarmente frequentata.

Quel giorno mi si chiuse lo stomaco per lo scampato pericolo e per non aver causato dei danni ad altri.

Un collega di mio marito aveva la moglie con la stessa mia malattia.

Ricordai che qualche anno prima l’avevo incontrata casualmente e mi aveva detto di avere trovato un medico che l’aveva fatta guarire (si tratta della Paziente Levi Rossella https://www.studiober.com/malattia-di-menier-levi-rossella/  E.B.). Non avevo approfondito, perché in quel periodo stavo bene.

La interpellai subito e mi fornì il nome del Dott. Bernkopf spiegandomi che il medico era un Dentista. Rimasi sorpresa da questo: io pensavo per logica ad un Otorinolaringoiatra.

Chiamai il dottore, non mi fece attendere e dopo pochi giorni (2-4-19) mi ricevette. Ci fu una lunga chiacchierata conoscitiva, durante le quale mi spiegò anche come funzionava il bite che lui era solito impiegare per curare la Sindrome di Meniere. Non mi promise nulla, fu molto chiaro, ma uscii dal suo studio con il bite e piena di speranze.

Le mie crisi mi accompagnarono ancora per circa due mesi : in particolare una fu in occasione di uno sbalzo di altitudine in una gita in montagna. Il Dr. Paul Goller , Otorino dell’Ospedale di Brunico, mi diagnosticò “Neuronite vestibolare”. Nonostante ciò sentivo che le mie orecchie stavano migliorando: non avevo più il fastidioso prurito, né il senso di “pienezza”. Addirittura gli acufeni di vario tipo che sentivo, e sui quali il Dr. Bernkopf mi aveva dato solo una piccola speranza, andavano pian piano sparendo. Ebbi l’ultima crisi vertiginosa il 19 maggio dello stesso anno, ma tra le crisi non avevo più quella instabilità che in precedenza era costante. Poi mai più giornate buie. Feci anche una Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto e l’ecodoppler dei tronchi sovraaortici, con esito fortunatamente negativo.

Se il Dottore non me l’avesse chiesto, non  gli avrei riferito altri miei problemi: la notte russavo, mi svegliavo spesso di soprassalto per un incubo o sentendomi strozzare, ritrovandomi sudata. Seppi così che i miei disturbi nel sonno erano di origine respiratoria e sarebbero anch’essi probabilmente migliorati: non sapevo che con un bite si possono evitare anche il russare e le apnee, ma ho cominciato a dormire tranquillissima, anche senza risvegli, e, tra l’altro, consentendo un buon sonno anche a mio marito.

Dopo aver atteso più di un anno, sempre portando il bite, per essere certi che non si trattava di un beneficio casuale e momentaneo, ho deciso di proseguire il trattamento, riabilitando completamente la mia bocca, che francamente negli anni avevo trascurata. Mi sono stati fatti impianti, corone, trattamento delle gengive, sempre però rispettando fin dall’applicazione dei ponti provvisori il rapporto fra la mandibola e la mascella che il bite aveva individuato , risolvendomi il problema Menière.

Il Dott. Bernkopf ha sistemato la mia bocca: fin dal periodo con il bite sono tornata a guidare, ho ripreso la bicicletta che avevo messo da parte, vado in montagna e faccio lunghe camminate e non  prendo più nessuna pastiglia. Avendo riabilitato completamente la masticazione, metto il bite solo di notte, per precauzione (il dottore dice che, avendo riabilitato protesicamente l’occlusione, forse non servirebbe),  ma lo porto sempre con me: mi dà sicurezza e tranquillità, perché i ricordi di quando avevo le crisi sono ancora troppo vivi.

Quello che  non capisco è perché i medici non vedano questo trattamento come possibile cura per la Menière.

La stima e la gratitudine per il Dott. Bernkopf è grande, perché mi ha riportato alla normalità della mia vita, che era  pregiudicata dalla malattia.

Ringrazio inoltre tutto il suo staff per il supporto morale avuto in questi anni: le assistenti sono sempre sorridenti, cordiali e soprattutto disponibili. Credo sia molto bravo anche Andrea, l’odontotecnico che realizza i bite, ma che il paziente non vede che di sfuggita.

 

 Confermo che la relazione sopra riportata descrive esattamente la mia storia clinica, e ne autorizzo la pubblicazione, in testo e in immagini, a fini divulgativi e scientifici anche via internet, in deroga consapevole alle disposizioni vigenti in tema di privacy.

 

Ionne Vendramin Via Silvio Pellico38   35020 Ponte san Nicolò (PD) Cell. 347 8460948  jonne.nerini@gmail.com

Vorrei sottolineare un passaggio di questa bella storia: “Le mie crisi mi accompagnarono ancora per circa due mesi”  Il trattamento che propongo prevede inizialmente di portare il bite per 4 mesi, giorno e notte, pasti esclusi. Prescindendo ovviamente dagli insuccessi, che ovviamente esistono, ci sono dei casi in cui il miglioramento è immediato , ma altri possono andare incontro ad una progressiva diminuzione delle crisi, in intensità e frequenza: ogni crisi crea sconforto e suscita la paura che il trattamento sia inutile. Agli inizi possono insorgere o peggiorare anche  dolori e sintomi sgradevoli, che sono dovuti al cambiamento posturale generale che il bite può indurre in un contesto corporeo “boccato” da molti anni. Gli acufeni, problema poco governabile, possono presentare sgradevolissimi sbalzi: tutto ciò può far pensare al paziente che il trattamento sia una bufala e anche peggiorativo, e indurlo all’abbandono, talvolta con un certo rancore nei miei confronti, addirittura con attività denigratoria di “leone di tastiera” nei social. E’ fondamentale che il paziente collabori e si sottoponga alle visite mensili di controllo, durante le quali il bite viene ribilanciato , al fine di assorbire le modifiche che avvengono anche nella postura mandibolare. Ringrazio la Paziente di aver mantenuto la fiducia e di aver proseguito la terapia nonostante le iniziali difficoltà: nel rapporto medico-paziente non è solo il medico ad avere un ruolo nella terapia e un merito nel successo . E.B.

 

Vai ad altri casi significativi di Sindrome di Menière : https://www.studiober.com/category/meniere/  

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Edoardo Bernkopf