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Si tratta di una patologia sostanzialmente benigna, che deriva dall’irritazione cronica delle corde vocali, e che colpisce prevalentemente persone che usano molto voce per motivi professionali. Anche questi polipi, pur correttamente trattati, tendono a riformarsi. Un achiave interpretativa del fenomeno potrebbe essere legata alla presenza di uno schema respiratorio orale anziché nasale. Quando si respira con la bocca anziché con il naso, una considerevole quota di aria inspirata salta il fisiologico filtro costituito dall’epitelio nasale ciliato e , senza essere preriscaldata umidificata e filtrata nelle fosse nasali e nei seni paranasali, investe la gola, irritandola cronicamente. Si tratta solitamente di pazienti che nel sonno russano e si svegliano con la gola secca, e di giorno tendono a mantenere la bocca semiaperta. Si è soliti inquadrare il problema della respirazione orale come l’effetto delle ipertrofie adeno-tonsillari e delle rinosinusiti che ostruiscono le vie aeree nasali. Nella patogenesi della rinosinusite cronica, peraltro, rientrano anche i disturbi dalla ventilazione: alcuni quadri disortodontici possono in molti casi indurre primariamente l’instaurarsi della respirazione orale, e quest’ultima secondariamente finisce per favorire le le rinosinusiti, ma anche le irritazioni croniche della gola, impedendo la corretta ventilazione del naso. La regressione dei polipi anche dopo la rimozione della fonte di irritazione cronica non è sempre possibile, giacché il polipo può aver assunto nel tempo autonomia nosologica anche se legato alla patogenesi di cui sopra: In sinergia con il trattamento chirurgico, comunque, la rimozione della componente patogenetica legata allo schema respiratorio orale è comunque importante al fine di evitare recidive.